Being Blanche…and Christmas Time!!!

Le 10 cose che rendono l’idea del Natale a casa mia:

1) Fare l’albero l’ 8 dicembre (con tutti gli annessi e connessi…quest’anno mi è toccato di farlo con l’aspirapolvere – manovrata da mio papà – tra le gambe…ouch!)

2) Addobbarlo con palline, fili etc etc con rigorosa musica natalizia di sottofondo (non ho fatto in tempo ad aggiungere Home for Christmas delle Celtic Woman nella mia playlist…mea culpa! Ma l’altra musica spaccava…)

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Being Blanche…and grocery shopping!

Sia ben inteso ho scritto GROCERY e non solamente shopping. Sottile ma essenziale differenza. Perché se fosse stato solamente shopping sarebbe stato notevolmente più divertente, credetemi! Non che non mi piaccia andare a fare la spesa. Mi diverte pensare che tutti quei pacchettini, scatoline, cartocci etc etc quando cotti siano così buoni e che mi aspetta un bel pranzetto succulento prima da cucinare e poi da pappare. Ringrazio il Cielo che nella mia famiglia tutti adoriamo cucinare e che, ogni volta, ci sia qualcosa di nuovo da imparare…ma sto divagando! Torniamo al punto.

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Being Blanche…and fair!

Leggesi su Wikipedia:

Sòla: suola, truffa, buggeratura, est. truffatore, persona o cosa inaffidabile, di scarso valore, derivante dalla pratica del borseggio o taccheggio, riferito a sua volta all’ antico portamonete in cuoio pressato ed a forma di tacco. In alternativa, alla pratica disonesta del calzolaio nel risuolare con del materiale poco durevole.

Come inizio post potrebbe non centrare niente con quello che è amenamente e allegramente scritto come titolo del post, ma invece no! C’entra eccome! Partiamo dall’alba dei tempi. Dalle mie parti ogni anno da tempi immemori viene allestita una grande fiera per il Ponte dei Santi-Morti (che in parole povere sarebbe il 1 e 2 novembre). E fino a qui niente di nuovo se non fosse che, tra la mole immensa delle bancarelle che pagano (salatamente) il posteggio, ogni anno ce ne sono di nuove che sponsorizzano improbabili, introvabili, magnifici oggetti per la pulizia della propria casa, della macchina, delle verdure, dei capelli, del corpo etc etc. a prezzi convenientissimi. Ora, se ci fermassimo qua, alla fin fine non sarebbe niente di assurdo. Ma io vado oltre aggiungendo che, ormai, dopo tanti anni di frequentazione è scientificamente provato che quelle sono le famose bancarelle-sòla. Te ne vai bello bello a vedere la dimostrazione (anche solamente per fermarti un po’ visto i kilometri che ti macini vagando all’interno della fiera o a ripararti dall’acquazzone che – anche questo è scientificamente provato – ti becca ogni santo anno) e vieni sòlato. Ti tirano la famosa sòla. Non si capisce come mai, infatti, ogni volta che ti pare di vedere qualcosa di teoricamente utile, che acquisti e che ti porti a casa, quell’oggetto improvvisamente non funziona. “Pareva tanto semplice! La dimostrazione era tanto chiara!” le prime parole. Ci riprovi. Niente. Leggi le istruzioni che sembrano tanto semplici anche quelle. Ritenti. Niente. Unico verdetto: non funziona. Le lame del pela patate non girano. Lo straccio raccogli acqua non raccoglie un tubo e se raccoglie qualcosa appena giri lo strizzatore la prima volta ti si rompe il meccanismo. I ricambi non esistono. Il ferro da stiro portatile per la valigia che dovrebbe stirare anche in verticale non stira nemmeno in orizzontale…
Morale della favola: sei stato sòlato! E, parafrasando una certa pubblicità: “C’è sempre una sòla, dietro! Diffidate delle imitazioni”. Ormai ho imparato e tiro dritto. Per le gambe doloranti faccio allenamento i mesi precedenti e per l’acquazzone mi porto l’ombrello da casa!  🙂

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Being Blanche…and recycling!

Parliamoci chiaro: io sono, di massima, un’ambientalista. Non butto cartacce per strada, consumo il meno possibile (acqua, luce, corrente e chi più ne ha più ne metta), odio le confezioni troppo plasticose delle cose che ti vendono ma, ultimamente, ho un discreto…enorme…problema con la raccolta differenziata! Ho comprato i secchi per casa, mi hanno portato i secchioni (perché sono giganteschi) per fuori casa, ho appeso diligentemente il vademecum del perfetto riciclatore vicino ai secchi in casa di cui sopra…e continuo a perdere una vita per capire dove buttare la carta e dove la carta termica! Nuove scoperte all’orizzonte! Perché la carta si ricicla come semplice carta mentre quella degli scontrini che, evidentemente, carta comune non è, va sull’indifferenziato! E poi, altro capitolo – assurdo! -: le confezioni dei Plumcake. Premessa: adoro il Mulino Bianco…mangio i loro biscotti da quando avevo tipo 2 anni, avevo anche fatto la raccolta punti e ottenuto (conquista!) il Mulino Bianco…sì, proprio lui…con la ruota rossa che girava e una quantità spropositata di gadget interni. Tutto mi si può dire tranne che non sono un’affezionata sostenitrice! Ma sto divagando…Dicevamo i Plumcake! Ergo…Confezione tipo: bustina che racchiude il plumcake, scatola che racchiude i 10 plumcake che ti danno e confezione esterna. E io dico: “Di tre cose non pretendo che tutte vadano sullo stesso posto…ma almeno due su tre ce la faremo, no?” Ebbene. NO! Busta esterna: plastica. Scatola: carta. Confezione monoporzione: indifferenziata. Aiutooooo! Altro capitolo quello che include tutto il materiale organico…a partire dai fazzoletti che una persona sana di mente con una dose elevata di raffreddore baratterà senza alcun pensiero con il vecchio, sano, fazzoletto di stoffa della nonna…almeno tutto in lavatrice e non ci pensiamo più! Idem per i tovaglioli per pranzare o cenare…faccio la lavatrice! Preferisco! Non voglio arrivare ai livelli di Goldie Hawn in “Una coppia alla deriva” ma credetemi…preferisco!

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Being Blanche…and punctuation marks!

No…non è e nemmeno vuole essere un post sulla grammatica.
Ma sulla vita, in generale e in particolare. Non avevo mai pensato (fino a ieri) di poter trattare una vita con la punteggiatura
Ed invece mi rendo conto che, nel farlo, posso, senza ombra di dubbio, e senza un ragionevole errore inglobare tutto nella punteggiatura.
Si, quella dei testi! Non è un caso forse che punti, virgole, punti e virgola, punti esclamativi e, se lo volete, interrogativi regolino dall’alba dei tempi quello che scriviamo. E allora perché non provare con la stessa quotidianità? Ripetere, alla fine di un discorso, la parola “Punto!” non è forse un modo per finire una conversazione? Non passarci più sopra. Concluso. Cambiamo argomento. Stop. Come nei telegrammi. E invece se uno si ferma a pensare…cosa accade? Accade che ci si rende conto di quanto sia terribilmente più bello usare virgole e punti e virgola per farlo continuare quel discorso, per vedere che dietro l’angolo magari c’è qualcosa di diverso, che non ci si aspetta. Concluderlo, magari, con un punto esclamativo, quel discorso. Oppure con un punto interrogativo, magari. Domande che aprono altre porte o che fanno scegliere altre strade. Che ti costringono a pensare. Ad aprire parentesi (più o meno grandi) nella tua quotidianità.
Oppure virgolette che ti fanno cominciare un nuovo discorso, daccapo. E vedere come va a finire…lasciando i puntini di sospensione come uno spiraglio tra le pieghe di pagine che ancora si devono scrivere.
Beh, vista da questo punto, queste pagine le voglio proprio scrivere!

Being Blanche…and ISBN!

Essere ossessionati dai numeri…è mai possibile per una storica? Se hai a che fare con i libri, SI!
Avete presente quel bellissimo codice a barre che è presente dietro qualsiasi libro che una persona, più o meno interessata, compra nella sua vita? Bene. Quello è un ISBN. Ovvero l’ International Standard Book Number (numero di riferimento internazionale del libro) che, come riporta l’onnipresente e stupenda Wikipedia, “è un codice numerico (nell’ISBN a 10 cifre, però, l’ultimo carattere poteva anche essere una lettera, la X) usato internazionalmente per la classificazione dei libri. Ogni codice ISBN identifica in modo univoco ogni specifica edizione di un libro (non però le semplici ristampe, che mantengono lo stesso codice dell’edizione cui si riferiscono) e, una volta assegnato, non può più essere riutilizzato.”

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Being Blanche…and magic words!

Un presupposto è d’obbligo: il caldo può dare alla testa.

Detto questo mi immergo nella disquisizione che mi gira per il cervello da un’eternità: le parole.

No, non quelle che sto usando ora per scrivere quello che, negli anni, diventerà la prova provata o della mia “pazzia” o della certezza che sono una vera e propria intellettuale incompresa dai più. Ai posteri l’ardua sentenza.

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Being Blanche…and ties…

Ogni volta che guardo la mia mano destra noto delle cose…
Voi mi direte: “ovviamente, delle unghie (abbastanza curate per la verità), delle dita (affusolate quanto basta), la curva del polso, dei nervi ben in tensione il tutto corredato dall’insieme di pigmenti (peraltro decisamente bianchicci) della pelle”.
Bene. Questo quello che vedono i più.
Io invece, se alzo un pochettino i miei occhi a fissare il mio anulare vedo qualcos’altro: un anello. Non di quelli che una persona si compra da sola e indossa perché le piace. Ma un anello che viene da lontano. Dai primi del ‘900 per la precisione. E’ un anello che di strada ne ha fatta, che ha visto passare un intero secolo e che, dalle mani della mia bisnonna, è passata alle mie. Che strano! Senza nemmeno bisogno di modifiche. Tutto calza alla perfezione. Il diametro è lo stesso. Un cerchio perfetto che ha superato giorni, mesi e anni e si è posato, bello bello, sul mio anulare.
E allora mi chiedo? Che cosa sono i legami? O meglio, quanti legami abbiamo nella nostra vita, che ci circondano, con cui entriamo in contatto e di cui non sappiamo praticamente nulla. Delle relazioni che vengono dalle nebbie del passato o che si fanno strada nel sole del presente.
Il mio pollice. Che mi ricorda costantemente che sono legata a una persona in particolare perché, quello sì, è tale e quale a quello di mio nonno. I legami. Ci circondano e ci ricordano chi siamo, da dove veniamo. Quello che saremo forse. Il mio polso è un esemplare abbastanza ricco di ricordi. Non che li abbia stampati sulla pelle. Quello no.
Ma i ricordi che riaffiorano alla mia mente ogni qual volta poso lo sguardo esattamente lì, dove sono le corde di decisioni, di momenti passati, di cose vissute.
Legami. Scintille che si perpetuano nel tempo. Perché sono lì, per non farti dimenticare.

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Being Blanche…and meaning of names!!!

Cosa spinge i genitori di tutto il mondo a scegliere proprio quel nome per il proprio bambino???
Credo che sia uno dei misteri più imperscrutabili della mente umana…ciononostante fior fiore di studiosi continua a lambiccarcisi il cervello.

Perché scegliere Maria, invece di Francesca…Matteo invece di Alessandro?

E non mi addentro nelle varie declinazioni che un nome può o meno assumere…per quello ci pensano gli amici o i parenti che, non si sa come mai, ma hanno come divertimento maggiore quello di storpiare il nome del pargolo con qualsiasi tipo di vezzeggiativo.

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Being Blanche…and day off!

Day off! Yes!
Finalmente comincia il periodo (manco tanto lungo a dire la verità) delle settimane inframmezzate da giorni liberi…25 aprile, 1 maggio e 2 giugno…vi adoro!!!
Oggi giornata di assoluta pacchia a dire la verità. Ma visto che il mio cervello si rifiuta di fermarsi anche solo un nanoattimo mi sono ritrovata a vedere un documentario di Rai Educational sul 25 aprile (la deformazione professionale da storica ha preso il sopravvento…ma mai ne potrei fare a meno!) e a spulciare un libro che avevo letto un po’ di tempo fa…Trattasi di “Leggere. Perchè i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi” di Corrado Augias, uno dei mostri sacri del giornalismo italiano (apriamo una lunga parentesi: sono completamente affascinata da questo giornalista da quando avevo più o meno tre anni e il suddetto conduceva Telefono Giallo sulla Rai – premetto che a quell’età non si può ricordare quasi niente e la fa da padrone il sentore di qualcosa di vissuto con confini mai ben definiti – fatto sta che ho letto tutti i suoi libri, gli ho scritto una mail che, per mia fortuna, ha ricevuto una risposta…felicità! – scriverò un post anche su questo! – e continuo a seguirlo ogni volta mi sia possibile).
Finita la lunghissima parentesi…ho riletto una frase che racchiude il senso della vita di un lettore:

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