Being Blanche…e la politica!

Partiamo da un presupposto. Amo la politica da quando, a memoria, ho cominciato a capire qualcosa e a ragionare con cognizione di causa. Sono stata folgorata in un pomeriggio come questo di tanti anni fa quando ho posto la fatidica domanda ai miei genitori “Ma che differenza c’è fra socialisti e comunisti?”. E da allora è stato un fiume in piena.
Ho amato la politica durante gli anni delle superiori. Quando nei momenti cruciali della storia italiana, ma non solo, compravo il giornale (no, non Il Giornale ma La Repubblica perché io ci credo in questa Repubblica Italiana) per approfondire le tematiche calde del periodo. Ricordo con un sorriso le tante elezioni, o meglio, i tanti scrutini a cui ho assistito, in giornate come questa, quando il sole caldo comincia a filtrare dalle finestre aperte, fuori c’è aria di primavera e i talk show politici parlano e riparlano della situazione, degli exit-poll, degli scrutini per il presidente della Repubblica.
Amo la politica. E non capisco la gente che mi dice che non la segue. È come dire che non segui la tua vita, che non ti interessi dei tuoi interessi, che non respiri.
Mi sono laureata in storia, forse perché credo che capire il passato faccia comprendere il presente e cambiare il futuro.
Sono consapevole del trasformismo, so cosa sia, con cognizione di causa.
Conosco la Costituzione (e approvo Benigni e la sua visione di questo splendido testo).
Bene. La Costituzione recita in PARTE II – ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA – TITOLO I. IL PARLAMENTO. Sezione I – Le Camere all’ Art. 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Ora mi chiedo: quando i parlamentari cominceranno a rappresentare la Nazione, la Repubblica Italiana e non la Repubblica delle Banane???

Being Blanche…far and away!!!

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E a grande richiesta (?!) eccomi per un nuovo aggiornamento estero…avrei voluto scrivere piú spesso ma il tempo quando si viaggia non c’è mai…
Anyway…sono in Croazia..ormai quasi alla fine della mia mini vacanza pasquale…ma devo dire che ne valeva la pena!!!
La Croazia è una di quelle terre selvagge che sai che esistono ma che, finché non le vedi, non sai che ce le hai dietro l’angolo. Pochi centri abitati lungo la costa e per il resto nada de nada…e la tranquilla pacatezza delle popolazioni balcaniche, quella che li fa andare a rallentatore ma che, in fondo, gli fa godere la vita.
Spalato, Dubrovnick, Zara, piccoli gioielli che fanno rivivere tempi andati, gemme che sbocciano in una nazione che, ancora, non vede e vive appieno la sua primavera, nazione fatta di riti antichi che si immergono nel blu del mare cristallino e di movida di una stagione arroccata nei mesi estivi.
Quattro giorni in terra croata che ti fanno capire la semplicità dei popoli mediterranei e la complessità dei rapporti tra confinanti (basti pensare che, nel giro di un pomeriggio, ho dovuto tirar fuori 4 volte la carta d’identità per passare dalla Croazia alla Bosnia Erzegovina e viceversa), la schiettezza di una religione non ostentata e di un cibo che, raramente, nei posti di villeggiatura in Italia è così buono e a prezzi ragionevoli (spezzo una lancia a favore del baccalà in umido con pane all’uvetta di due giorni fa e della frittura di pesce di ieri). Adoro le trattorie croate! Trattorie che, oltre ad essere stupendamente arredate in uno stile näif che predilige il bianco ed i colori pastello, sono popolate da una gioventù allegramente simpatica e da una maturità intrisa di saggezza.
Croazia…aspra terra fra mare e passato che si fa largo in un’Europa che ha bisogno, mai così tanto come ora, del sole mediterraneo…
Passo e chiudo…per il momento! 🙂
Buona Pasqua a tutti!!!

Being Blanche…and Saint Patrick’s Day!


Se c’è un giorno dell’anno in cui veramente vorrei essere da un’altra parte del globo (non che non lo sia i restanti 364 giorni) beh, quel giorno è oggi! Saint Patrick’s Day!

Il giorno di San Patrizio…in Irlanda, in un pub, con tanta musica attorno, una bella pinta di Guinness, la bella parata lungo le vie di Dublino circondata da tanta gente con i capelli rossi, le lentiggini e tanta voglia di divertirsi. Perchè l’Irlanda è così.
Non la capisci fino in fondo finchè non la visiti, non stai a contatto con  la gente, non condividi i loro sogni, le loro aspettative, il loro modo di essere e la loro assoluta semplicità.
La semplicità dei fiori che trovi ad ogni angolo delle stradine tortuose che ti portano lontano…verso panorami mozzafiato, l’allegria dei pub con quel misto di odori di birra e carne appena cotta, lo stridio delle corde dei violini che suonano e suonano ancora fino a che l’adrenalina contagiosa di quelle melodie non ti arriva fin dentro le ossa, fino a che i tuoi piedi non cominciano a battere freneticamente il tempo dei reel, la malinconia dei tramonti a Connemara, quando il cielo diventa ancora più blu e si fonde, quasi scontrandosi, con il verde dell’erba di campo, le pietre rose dai venti di Black Head che ricordano i tempi passati e la struggente sensazione di felicità quando, a Galway, scrutando l’orizzonte in lontananza, vedi le isole Aran, la limpidezza silenziosa di Glendalough, uno squarcio di pacatezza tra i monti Wicklow, il gaelico e la sua ruvidezza così musicale e l’assoluta e ferma convinzione degli irlandesi che il nomignolo dato a Saint Patrick sia St. PADDYEVER e St. PATTYNEVER!

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Being Blanche…and to be or not to be!

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Può l’essere collegarsi al divenire? Una frase come le tante che ti schiaffeggiano il volto e le orecchie tutto il giorno.
Ma che ieri ha fatto piú male del solito.
Una semplice frase letta sfogliando un libro di filosofia al lavoro mentre cercavo solo un punto utile per apporre un timbro.
E i pensieri che hanno iniziato a vagare per la mente.
Credo di si, che per forza l’essere debba collegarsi al divenire. Perché il carattere un motivo per esistere ce lo deve avere. E se è vero che il carattere forma la persona, un po’ come gli occhi sono lo specchio dell’anima, allora, sì, indiscutibilmente, tutto è collegato.
E si spiegano tante cose. Le affinità elettive, le scelte, il corso della storia. Ed il perché certe cose vengono fatte e scelte ed altre no.
Mi chiedo solo perché la parte che si predilige è quella delle scelte non fatte, delle proposte non accettate, delle chiamate non composte. Interessi che non si conciliano, probabilmente, modi di essere, appunto, che creano il divenire…un divenire che comprendo solo io.
Eppure mi chiedo…una normalità come tante può farsi largo tra la folla? Teoricamente si, eppure…eppure qualcosa non passa, qualcosa si scontra con dell’altro.
Un essere vintage per descrivere un mondo che non appartiene all’ essere…mi manca quella sensazione che si ha quando qualcosa stupisce. La provo tante volte nella vita, nei miei viaggi, nel mio essere ma resta lì, nel piccolo di ricordi che condivido con le persone che hanno in comune con me il mio stesso patrimonio genetico. E basta. Perché non c’é l’occasione di condividere qualcosa in più. Perché le proposte che ci sono, beh, sono parole messe là, per azzittire un silenzio che si è fatto troppo rumoroso. E si resta in bilico, tesi verso quel divenire che è il compimento di un essere che non stupisce.

Being Blanche…and Elizabeth!

E oggi sarebbero stati 81…dico sarebbero perchè non verranno mai compiuti, come, peraltro, non sono mai stati compiuti gli 80. Si è fermata a 79 anni, vissuti intensamente.
Quella piccola grande donna dagli occhi viola che sul set di Cleopatra doveva mettere i tacchi per non sfigurare di fronte a Rex Harrison e Richad Burton, l’unico vero amore della sua vita (che riceverà – ma questo non è un caso – la sua stella sulla Walk of Fame dell’ Hollywood Boulevard il 1° marzo, proprio dopo quella della sua Elizabeth).
Elizabeth Taylor e non Liz…quel soprannome non le è mai piaciuto (“People who know me well, call me Elizabeth. I dislike Liz”). Soleva dire che sul suo epitaffio avrebbe voluto scrivere “Qui giace Elizabeth Taylor che odiava essere chiamata Liz”. Curioso no? Alla fine davvero ha fatto sua una delle sue frasi più famose “Humor is the only way to staying alive” se si pensa che è riuscita ad arrivare in ritardo persino ai suoi funerali.
I classici 15 minuti
. Per aspettare una diva, l’ultima della vecchia Hollywood.
Perchè nessuno puó recitare meglio nei panni di Elizabeth Taylor tranne che Dama Elizabeth stessa.
Una donna che, in fondo, credeva nell’amore. 8 matrimoni, 7 mariti (non è l’unica considerando Zsa Zsa Gabor e la dolce Jane Powell di Sette spose per sette fratelli) e la frase ricorrente: “I’ve only slept with men I’ve been married to. How many women can make that claim?”… Dopotutto, non è escluso.
Una vita vissuta sotto i riflettori, tra film, matrimoni e stampa ma una vita VISSUTA, fino in fondo e appieno.
Elizabeth diceva “I’ve always admitted that I’m ruled by my passions” ma che non poteva andare contro il suo cuore quando, nel 1963, sul set di Cleopatra, finí tra le braccia di Richard Burton (“I really don’t remember much about Cleopatra. There were a lot of other things going on”).
Una donna dalle grandi sfaccettature, dai grandi disastri a livello di salute a partire dalla sua rovinosa caduta da cavallo sul set di Gran Premio-National Velvet che le provocó problemi a non finire a livello osseo fino al tumore passando per la tracheotomia d’urgenza a cui fu sottoposta proprio prima della cerimonia degli Oscar nel 1960. Oscar che, fra l’altro, vinse per Venere in Visone. L’ Academy si doveva scusare in qualche modo per la statuetta negatagli per La gatta sul tetto che scotta dopotutto (anche in questo caso i detrattori pensarono alla tracheotomia come ad una mossa pubblicitaria per far cadere in secondo piano il fatto che Elizabeth aveva “rubato” Eddie Fisher a Debbie Reynolds).
Una donna che ne ha passate tante e che sosteneva (a ragione): “I’m a survivor – a living example of what people can go through and survive”…ebbene si, una donna, ma prima ancora, una persona che ho sempre ammirato da quando, durante gli anni delle superiori, vidi per la prima volta La gatta sul tetto che scotta e mi innamorai dei filmoni anni ’50 che, immancabilmente, avevano lei come protagonista. E da allora fu una sequela di film: Venere in visone, Improvvisamente l’estate scorsa (con Katherine Hepburn), Il Gigante, Un posto al sole, Ivanhoe, L’ultima volta che vidi Parigi, Il padre della sposa, Papà diventa nonno, La bisbetica domata, L’albero della vita, Chi ha paura di Virginia Woolf?, Assassinio allo specchio, Cleopatra, Riflessi da un occhio d’oro (con Marlon Brando)…e di tutti, ma proprio tutti, una serie di battute ben stampate nella mia mente:

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Being Blanche…and the wonder!

Comunicazione di servizio…ho la febbre! Che gran rottura!
Perché la febbre ha la sua simpatia quando sei piccola ma è una vera tassa quando cresci. E’ appurato al 100% che se per tutte le volte che si dice “Ma almeno mi venisse la febbre così sto a casa” il 100% delle volte una persona dotata di un minimo di intelligenza se ne penta. Perché a casa ci stai, sì, ma non potendo fare praticamente niente perché hai un mal di testa feroce, sei allettata e ti dà fastidio il minimo rumore. Preferisco essere attiva. Magari impicciatissima e senza un attimo libero ma almeno dotata di autosufficienza, credetemi.
La febbre, però, ha il suo lato positivo. Me ne sto a casa, al calduccio del mio letto, e mi godo la mia camera che, il più delle volte, vedo la mattina quando mi alzo e la sera quando vado a dormire. Per chi non la conoscesse (la maggioranza credo) la mia camera è bella grande e mi rappresenta in pieno. Dalla mia posizione allettata posso girare tranquillamente lo sguardo sulle foto appese al mio armadio sulla destra, sui libri alla mia sinistra o sugli stupendi poster che addobbano i miei muri. E costantemente penso? Ma possibile che quelli della MGM non si siano resi conto che il poster di Via col Vento non è per niente simmetrico? Non ci vuole una scienza per rendersi conto che il nome di Vivien Leigh stava tranquillamente meglio un po’ più sulla destra e un po’ meno al centro…dai, andiamo, è storto così. Bello quanto ti pare, ma storto! Una mia amica dice sempre che se una cosa viene male e la gente se ne rende conto una persona con un minimo livello di acutezza (dice lei) ha la scusa pronta: “Era voluto!”…ma dove? Dico io.
I misteri insolubili della grafica, non li capirò mai.

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Being Blanche…and V-Day!

Oggi è San Valentino…uno dei tanti…ma con qualcosa in più stavolta. Il #1billionrising.

Perchè ci si ricordi che l’amore è Amore, con la A maiuscola ben delineata e non con l’impronta di uno schiaffo sul volto di una ragazza qualsiasi. Perchè l’amore non è Amore con le botte, con le angherie. Con  la trafila agli ospedali e la solita, antica scusa: “Sono caduta dalle scale”.

Perchè le donne crescano i loro figli (maschi) nel rispetto dell’altro sesso e non come tanti principini che non muovono un dito perchè tanto, alla fine, si sposeranno e prenderanno moglie. Avere una moglie, o una ragazza, non vuol dire avere una schiava, che si picchia alla prima occasione utile perchè al lavoro o dovunque vogliate voi la giornata non è andata come si voleva.

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Being Blanche…and the Vatican!

Mumble…sono rientrata ora da una mattinata lavorativa che definire “intensa” è dire poco, e che mi sento? Titoloni al telegiornale “Il Papa si è dimesso”. Lì per lì l’incredulità, poi lo sconcerto. E la facile battuta: Il Papa si dimette…non c’è più religione!
A parte le battute sarcastiche…è la prima volta dopo 700 anni all’incirca che un Papa, il Vicario di Cristo, si dimette dal soglio pontificio. La volta prima, per me che sono una storica, è facile da ricordare: 1294, Celestino V. E lì eravamo in pieno medioevo, le lotte intestine erano all’ordine del giorno e il futuro Papa, Bonifacio VIII ci aveva messo del suo per eliminare (non tanto prosaicamente a dir la verità visto che il buon vecchio frate Celestino fece una brutta fine) lo scomodo Papa in carica. Un eremita, che poco aveva a che vedere con la gerarchia ecclesiastica e che fu eletto dopo ben 27 mesi di Conclave all’unanimità. Subito però il governo dello Stato della Chiesa subì dei gravi problemi e Celestino V fu invitato ad allontanarsi. Bonifacio VIII, Papa Caetani, il nuovo successore di Pietro, una mano l’aveva data. Celestino tentò di fuggire ma venne imprigionato e morì in prigione. Alcuni dicono per morte naturale, altri per omicidio. Nelle perizie successive venne individuato un foro nel cranio, probabilmente di un chiodo lungo una decina di centimetri. Morte naturale? Non si sa. Ma questa è la storia e, finchè non avremo a disposizione una macchina del tempo, non sapremo cosa accadde in realtà. Ma la cosa che sappiamo, oggi, è che un Papa si è dimesso, non un semplice frate come Celestino V, ma un fine teologo come Ratzinger.
Capisco l’età, capisco tutto. Ma mi domando, possibile che questa religione debba essere costantemente piegata come la si vuol vedere. C’è un qualcosa di spirituale in un Conclave, di soprannaturale che lo rende “intoccabile”. Poi è inutile che ci vengono a dire nelle cerimonie matrimoniali “L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce“. Oppure fare una filippica continua sul resistere alle avversità del mondo…si deve andare avanti, sempre e comunque. Non mi pare che si usino le stesse misure per casi diversi.
E soprattutto, se la Chiesa ha dei problemi, delle lotte intestine, lo si dica e si smascheri questo insieme di correnti che, mi dispiace dirlo, mirano al potere temporale e non a quello spirituale. Semplice pensiero.

Being Blanche…and le vent!


No, non c’è il vento ora dove abito. Ma vorrei che ci fosse.

Per avere la sensazione che quella brezza che ti accarezza la pelle e i capelli possa cambiare tante cose… Come una tazza di the che ti riscaldi quando fuori fa freddo, come un maglione che pur standoti un po’ troppo largo aderisce così perfettamente alla tua figura, come una bella canzone che con la sua carica ti faccia vedere il mondo in modo diverso, come un bel libro che con le sue pagine di storia ti faccia, per un attimo, non pensare…

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Being Blanche…and the most colorful life imaginable!!!

Stralci tra le pagine di un libro di vita che ha molto da raccontare…e altrettanto da sperare…

“Dai un appuntamento ad una ragazza che legge. Dai un appuntamento ad una ragazza che spende il suo denaro in libri anziché in vestiti. Lei ha problemi di spazio nell’armadio perché ha troppi libri. Dai un appuntamento ad una ragazza che ha una lista di libri che vuole leggere, che ha la tessera della biblioteca da quando aveva dodici anni.

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