Being Blanche…and the wonder!

Comunicazione di servizio…ho la febbre! Che gran rottura!
Perché la febbre ha la sua simpatia quando sei piccola ma è una vera tassa quando cresci. E’ appurato al 100% che se per tutte le volte che si dice “Ma almeno mi venisse la febbre così sto a casa” il 100% delle volte una persona dotata di un minimo di intelligenza se ne penta. Perché a casa ci stai, sì, ma non potendo fare praticamente niente perché hai un mal di testa feroce, sei allettata e ti dà fastidio il minimo rumore. Preferisco essere attiva. Magari impicciatissima e senza un attimo libero ma almeno dotata di autosufficienza, credetemi.
La febbre, però, ha il suo lato positivo. Me ne sto a casa, al calduccio del mio letto, e mi godo la mia camera che, il più delle volte, vedo la mattina quando mi alzo e la sera quando vado a dormire. Per chi non la conoscesse (la maggioranza credo) la mia camera è bella grande e mi rappresenta in pieno. Dalla mia posizione allettata posso girare tranquillamente lo sguardo sulle foto appese al mio armadio sulla destra, sui libri alla mia sinistra o sugli stupendi poster che addobbano i miei muri. E costantemente penso? Ma possibile che quelli della MGM non si siano resi conto che il poster di Via col Vento non è per niente simmetrico? Non ci vuole una scienza per rendersi conto che il nome di Vivien Leigh stava tranquillamente meglio un po’ più sulla destra e un po’ meno al centro…dai, andiamo, è storto così. Bello quanto ti pare, ma storto! Una mia amica dice sempre che se una cosa viene male e la gente se ne rende conto una persona con un minimo livello di acutezza (dice lei) ha la scusa pronta: “Era voluto!”…ma dove? Dico io.
I misteri insolubili della grafica, non li capirò mai.

Quello che invece, ogni volta, mi fa pensare sono le foto che posso tranquillamente vedere appese. Che parlano di tempi andati, di viaggi fatti, di anni trascorsi, con persone che ancora fanno parte della mia vita, chi più chi meno, e con persone che non rivedo più perché , inevitabilmente, hanno preso altre strade che le hanno portate da altre parti. Mi chiedo: ma le persone che hanno l’occasione di sfogliare tramite le foto i ricordi di una vita li avranno chiari e nitidi come la sottoscritta? Oppure saranno tentati di aggiungere un altro pezzo ad un puzzle che è pieno di volti ma mai di persone? Che si guardano indietro non cogliendo la specialità di certi momenti, ammassandoli tra loro, non ragionando sul perché di tante cose… Ancora mi stupisco della bellezza delle piccole cose, di un fiore che sboccia a primavera o di un bambino che gioca incurante delle preoccupazioni, di un momento passato in compagnia o di un pensiero carino in un giorno di temporale. Dove è finito quel qualcosa per cui essere stupiti? Per far muovere il cervello…per rendersi conto che un poster è storto?

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